Il Signor T e i cattivi umori del vicino

Scritto da F. Bertoglio

Il 19 Feb 2013

Ràbbi Yehoshù’a diceva: «L’invidia, la cattiva inclinazione e l’odio verso i suoi simili fanno uscire l’uomo dal mondo». Pirqê Avòt 2,12

Dietro la parete, stamattina, il Signor T ha sentito un peto. Due. Una raffica. Cicciotti e secchi, si sono timidamente moltiplicati di là dalla parete. Così, il Signor T, abbracciato alla sua Signora, è scoppiato in una sonora risata: «Mia cara – ha incominciato – il muro non mente, il signore ha una ingiusta digestione e inganna il tempo in malo modo tutto solo e sconsolato… Altra ragione non c’è per questi peti insolenti!». E lei, di rimando: «E pensare che giusto ieri apostrofava col suo bernoccolo le nostre ciaccole innocenti!». Così, il Signor T e la sua Signora almanaccano l’inganno, per amor del prossimo, perché nessuno sia alfine solo: «A un Peto accostiamo un amor suo di Peta!», sbottano, e giù a disegnar figure e idee di Peto e Peta in amoroso intreccio. Giacché nessuno in fondo è solo, dicevamo, a un abbraccio risponde un altro suo pari, necessariamente. È una legge incorruttibile del creato, immagino. A un uomo risponde una donna, a un cerbiatto una cerbiatta, a un sasso, però, una pietra, per non esser del tutto banali. A un peto, dunque, risponde un altro peto. Se quello è timido e secco, l’altro è più leggero e un po’ ganassa, altrimenti non si potrebbero incontrare davvero. Se lui inizia con un bel do di basso, lei fa un mi cantino e strombeggiando s’incolla al labbro di lui. La spinge il peto posteriore come un botto! Ed ecco il motto: in questo mondo tutti s’assomigliano, a partire dal posteriore che tutti hanno proprio uguale, sebbene con sonorità diverse. «Così siamo tutti uguali eppur diversi e distinti!» almanaccava filosofeggiando il Signor T e rideva come un fringuello di montagna.

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